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Biotecnologie applicate al risanamento di aree marine contaminate da petrolio e implementazione di tecnologie innovative

I disastri dovuti ad episodi di oil spill in mare sono eventi accidentali che hanno un enorme impatto sugli ecosistemi marini. Tale scenario richiede interventi mirati da un lato al monitoraggio delle aree marine a rischio, che consenta la predizione di disastri ambientali, dall'altro alla implementazione di nuove tecnologie innovative finalizzate recupero delle aree contaminate. Presso la sezione di Messina , è stata incrementata l'attività di ricerca sui BIC (batteri idrocarburoclastici) batteri marini obbligati che consumano idrocarburi come unica fonte di sostentamento I cinque fino ad oggi scoperti sono Alcanivorax sp, Thalassolituus sp, Oleiphilus sp, Cycloclasticus sp, Oleispira sp. distribuiti su scala globale. Studi su mesocosmi, hanno dimostrato che alla proliferazione dei BIC corrispondeva un abbattimento dell'inquinante: a 8 giorni dalla contaminazione indotta artificialmente (mediante aggiunta di petrolio e nutrienti) il ceppo Alcanivorax sp. rappresentava il 40 % della popolazione microbica e la quantità di idrocarburi si riduceva del 50%.
L'uso dei batteri idrocarburoclastici può essere prospettato per aree confinate (acque di sentina, acque di zavorra, acque di produzione delle raffinerie, aree portuali soggette ad inquinamento cronico).
Attualmente sono in corso prove di rigenerazione di carboni attivi saturati con idrocarburi provenienti da acque di produzione di raffinerie. L'idea è quella di allungare la vita dei filtri a carbone attivo mediante degradazione microbica degli idrocarburi intrappolati.