15/07/2022
Alcuni funghi micorrizici, funghi benefici tipicamente presenti nel suolo e nelle radici, possono colonizzare anche altri organi della pianta, fino a raggiungere le foglie e i fiori. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, condotto dagli scienziati dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ipsp) e dell’Università di Torino. I ricercatori hanno eseguito una serie di valutazioni sul campo presso il sito di campionamento di Torgnon, già parte del network italiano dell’infrastruttura di ricerca ICOS (Integrated Carbon Observation System).
“I funghi micorrizici - spiega Stefania Daghino, del Cnr-Ipsp - abitano le radici del 90 per cento delle specie di piante terrestri, formando con esse una simbiosi benefica per la pianta. Tra questi, alcune specie, dette “ericoidi”, possono colonizzare le radici delle piante della famiglia delle Ericaceae, come il mirtillo e il rododendro”. Le brughiere, habitat tipici in cui si trovano i funghi micorrizici ericoidi, sono caratterizzate da suoli acidi, poveri di nutrienti e ricchi di composti organici recalcitranti. In questi ambienti, la decomposizione della materia organica avviene molto lentamente, provocando significativi accumuli nel suolo. Si stima infatti che il terreno della brughiera possa contenere circa il 20 per cento del carbonio accumulato nel suolo terrestre. “In questi ambienti inospitali - continua Daghino - i funghi ericoidi svolgono un ruolo importante nel permettere lo sviluppo delle loro piante ospiti. Secondo le stime attuali, il 50 per cento del carbonio assimilato dalle piante ospiti potrebbe essere trasferito ai funghi, che avrebbero quindi un ruolo importante nel ciclo del carbonio. Inoltre il recente sequenziamento dei genomi di alcune specie ericoidi ne ha rivelato una inattesa similarità con funghi detti “endofiti” che abitano i tessuti vegetali senza causare sintomi né formare apparenti strutture di scambio di nutrienti con la pianta ospite”.
Gli scienziati hanno esplorato la possibilità che i funghi ericoidi possano colonizzare anche organi diversi dalla radice della propria pianta ospite, comportandosi quindi in natura come gli endofiti. “Come sito di campionamento, abbiamo scelto un prato nella fascia subalpina delle Alpi Occidentali - riportano gli autori - situato nel comune di Torgnon e già parte del network ICOS. Abbiamo raccolto alcune piante di Vaccinium myrtillus, le abbiamo portate in laboratorio, lavate e disinfettate esternamente per ridurre al minimo le contaminazioni e successivamente abbiamo separato l’apparato radicale dal fusto, le foglie e i fiori. Tramite sequenziamento del DNA fungino, abbiamo individuato circa 750 taxa diversi, di cui 214 presenti nei quattro diversi organi della pianta”. Tra questi il più abbondate risultava essere quello appartenente ad un gruppo di funghi endofiti radicali chiamati ‘dark septate endophytes’. Nelle foglie e nei fiori, però, sono state rilevate anche due specie tipicamente micorriziche, Hyaloscypha gryndleri e Hyaloscypha hepaticicola. “Questo risultato - precisano gli esperti - richiederà una conferma sperimentale, ad esempio tramite l’isolamento di funghi micorrizici da fiori o foglie raccolte in campo. I nostri dati suggeriscono però una sorprendente versatilità di queste specie e inoltre sollevano alcuni interrogativi relativi, ad esempio, ai possibili meccanismi tramite cui questi funghi esercitano un effetto benefico sulla salute delle piante”. “Questi risultati - conclude Daghino – sebbene non conclusivi dal punto di vista della comprensione delle strategie di colonizzazione della pianta da parte dei funghi ericoidi, aggiungono un tassello nel quadro della caratterizzazione di un gruppo di funghi interessanti per la loro versatilità ecologica e trofica e per il loro ruolo protettivo verso le piante ospiti”.
Per informazioni:
Stefania Daghino
Cnr-Ipsp
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