19/01/2023
Gli ambienti alpini di alta quota sono fra le aree del pianeta in cui il riscaldamento globale si manifesta in modo più evidente. La forte riduzione delle masse glaciali e della copertura nevosa, la degradazione del permafrost, la migrazione degli ecosistemi verso quote più elevate e, non ultimo, l’aumento dei fenomeni franosi, sono alcuni dei più evidenti indicatori dei cambiamenti climatici. Non possiamo dimenticare la calda estate dell'anno appena terminato, che ha fatto registrare il maggior numero di frane sulle Alpi, dal 2000 ad oggi.
Per poter definire i possibili scenari di pericolosità e di rischio, il gruppo GeoClimAlp dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi) afferente al Dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi) ha realizzato e reso disponibile online il Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane.
“Il Cnr-Irpi da molti anni raccoglie e cataloga informazioni riguardanti i processi di instabilità naturale che avvengono sulle Alpi” spiega Guido Nigrelli, ricercatore del Cnr-Irpi. Ghiacciai e frane vengono costantemente studiati, misurati e fotografati anche in collaborazione con gli esperti del Comitato Glaciologico Italiano, di cui fa parte anche Nigrelli. “L’attività svolta ha portato a possedere una enorme mole di dati che, per quanto riguarda i processi di instabilità naturale, abbiamo pensato di organizzare secondo gli attuali standard di fruibilità. Per tale scopo è stato realizzato il "Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane”, aggiunge il ricercatore.
Attualmente il catasto contiene informazioni relative a 772 processi di instabilità naturale (frane, colate detritiche, instabilità glaciale), avvenuti nelle Alpi italiane ad una quota superiore ai 1500 metri durante il periodo 2000-2022. Fra le tipologie di processi più frequenti si segnalano 279 crolli di roccia, pari al 36 % del totale e 191 colate detritico-torrentizie, pari al 25 % del totale dei processi censiti. Le regioni maggiormente colpite risultano essere la Valle d'Aosta (311 processi, pari al 40,3 % del totale), La Lombardia (147 processi, pari al 19,1 % del totale) e il Piemonte (126 processi, pari al 16,3 % del totale), seguito a breve distanza dal Trentino Alto Adige con 121 processi, pari al 15,7 % del totale. L'anno record per il periodo considerato è sicuramente il 2022, per il quale sono documentati 71 processi di instabilità e di questi, ben 60 (85 %) sono avvenuti in estate. L'analisi su base annuale ha fatto emergere anche una evidente tendenza all'aumento degli eventi con il passare degli anni, con ogni probabilità un effetto dell'aumento delle temperature alle quote più elevate ed alla conseguente degradazione del permafrost. La stagione in cui questi processi si manifestano con maggior frequenza è quella estiva (giugno, luglio ed agosto), con 434 eventi documentati, pari al 56 % del totale.
Una buona gestione dei dati è la base per un’ottima ricerca scientifica. Questo è l’assunto di partenza che ha dato origine al progetto. Tutti i dati caricati sul catasto digitale sono organizzati secondo gli standard di fruibilità (FAIR Data), per cui possono essere consultati indifferentemente dai cittadini, dalla comunità scientifica e dai decisori politici. “Con la realizzazione di questo semplice webgis si vuole fornire un concreto strumento di conoscenza, complessivo di tutto l’arco alpino italiano, indirizzato a tutti i cittadini e un elemento di stimolo per la realizzazione di un Catasto delle frane di alta quota delle Alpi europee”, conclude Nigrelli.
Per informazioni:
Guido Nigrelli
Cnr-Irpi
Strada delle Cacce, 73 - 10135 Torino (TO)
guido.nigrelli@irpi.cnr.it
Vedi anche:
Immagini: