22/06/2020
L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha prodotto molte conseguenze nei comportamenti della popolazione. Anche le manifestazioni culturali ne hanno fortemente risentito, poiché per loro natura comportano assembramenti di popolazione e dunque, sono state interrotte. Per questo non è stato possibile assistere a spettacoli di qualunque natura, né in locali chiusi né all’aperto. Lo Studio Bottoni, in collaborazione col Cnr-Irpps (Consiglio nazionale delle ricerche – Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali), con il patrocinio di Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo), Aiam (Associazione attività musicali italiane) e Cidim (Comitato nazionale italiano musica) hanno messo in campo una ricerca su questo tema attraverso un’indagine.
Gli intervistati
L’indagine è stata somministrata utilizzando il web con un questionario on line a disposizione di chiunque volesse rispondere (https://www.studiobottoni.com/ritornoallacultura).
Sono state raccolte 2818 interviste. Il collettivo è stato analizzato utilizzando un sistema di ponderazione a posteriori che ha ricondotto le interviste ad una struttura simile, in proporzione, a quella della popolazione italiana. Così, anche se a questa indagine hanno risposto con maggiore frequenza le persone con laurea rispetto a chi ha il diploma di scuola media superiore, l’effetto della ponderazione dei dati ha fatto in modo che le risposte di questi ultimi avessero un peso molto maggiore rispetto a chi ha un titolo di studio elevato. In questo modo, pur non trattandosi di un campione probabilistico, le risposte possono essere ritenute più vicine al sentire medio della popolazione italiana, anziché ad una particolare fascia di popolazione molto interessata al tema trattato. I dati di fonte ufficiale (Istat) mostrano, come si vedrà nel seguito, che le percentuali qui proposte non sono distanti dai dati nazionali. Al questionario hanno risposto cittadini di tutte le regioni, ma oltre la metà degli intervistati dichiara di risiedere in Lombardia, Lazio e Piemonte che sono anche tre tra le regioni più popolose. Chi ha risposto prevalentemente è un lavoratore dipendente, ma non mancano anche i liberi professionisti e le categorie di persone che non lavorano perché ritirati dal lavoro, disoccupati o studenti o in altra condizione.
Cultura e digitale (prima e dopo il lockdown)
Durante il periodo di emergenza molti (79%) dichiarano di aver fruito di contenuti culturali in streaming o on-demand. Lo fanno leggermente di più gli uomini e le persone con titolo di studio elevato. Tra questi contenuti ci sono diverse tipologie oggetto della fruizione, da film a spettacoli di teatro e di danza, tour dei musei, corsi di varia natura. In questa fase, anche i social hanno una grande importanza perché offrono la possibilità di organizzare dirette a basso costo e senza la necessità di attrezzature particolari. Anche i gruppi di lettura si sono trasferiti nella rete utilizzando così in un modo originale uno strumento pensato probabilmente per altri scopi. Ovviamente, questi dati possono essere analizzati secondo le caratteristiche individuali: le donne hanno preferenza per l’arte classica, tra cui musei ed esposizioni temporanee di opere d’arte o danza; la preferenza degli uomini è più orientata verso rappresentazioni teatrali, film, musica e concerti. Inoltre, anche il titolo di studio sembra orientare le preferenze più verso manifestazioni artistiche classiche (concerti di musica classica, teatro) oppure fruizione di contenuti via webinar. Infine, si riscontrano anche differenze per età: i giovani sono più interessati alla fruizione di film, serie tv e contenuti multimediali attraverso i social; chi è più avanti con l’età dichiara di aver fruito più spesso di contenuti relativi a rappresentazioni teatrali, a concerti di musica classica o a tour virtuali di musei. Se agli intervistati si chiede cosa potrebbe accadere dopo questa fase di emergenza, il numero di persone favorevoli alla fruizione di contenuti culturali multimediali resta molto elevato (70%), mentre buona parte di chi non ne ha usufruito si dichiara indeciso.
Il livello di partecipazione agli spettacoli prima dell’emergenza
Il 38% degli intervistati dichiara di essere un abituale fruitore (più di 6 volte l’anno, vale a dire almeno ogni due mesi) e il 15% dice di avere un qualche tipo di abbonamento. Un terzo, invece, dice che prima dell’emergenza sanitaria andava ad una manifestazione dal vivo massimo ogni 2 mesi e il restante 16% ci andava non più di 2 volte l’anno. La frequenza più elevata si riscontra tra chi ha un titolo di studio più alto, ma anche tra le donne e tra le persone più grandi d’età. Gli abbonamenti più frequenti sono quelli al teatro di prosa (46% di chi dice di avere un abbonamento) e sono preferiti dalle donne, insieme a quelli di stagioni concertistiche. L’opera (11% di chi ha un abbonamento) è invece preferita dagli uomini. La spesa media per uno spettacolo può andare da 10 a 30 euro nella metà dei casi, ma un terzo spendeva fino a 50 euro e il 10% anche di più. Solo il 9% non arrivava a 10 euro in media. Il 36% degli intervistati aveva biglietti per spettacoli che sono stati cancellati. Di questi, la maggior parte (18%) si è dichiarata disposta a rinunciare al rimborso per sostenere il settore della cultura, il 10% non sapeva si potesse fare, e solo un residuale 8% non vi avrebbe rinunciato.
Mezzi di trasporto prima e dopo l'emergenza
Prima dell’emergenza, si raggiungevano i luoghi di cultura generalmente con la propria automobile, considerando anche che, di solito, gli spettacoli hanno luogo e terminano in orari in cui i mezzi pubblici non sono sempre disponibili. Solo il 20% quindi usava i mezzi pubblici per recarsi a vedere uno spettacolo dal vivo e il 15% ci andava a piedi. Dopo l’emergenza sanitaria queste percentuali si rinforzano: ancora meno persone andrebbero con i mezzi pubblici (12%) e di più a piedi. Anche l’auto perde lievemente consensi mentre la bicicletta li raddoppia superando il car sharing, pur essendo questi i mezzi meno utilizzati. Ma il dato più interessante è quello di chi rinuncerebbe a vedere spettacoli dal vivo per via dell’emergenza sanitaria: solamente il 2% degli intervistati.
Dopo il lockdown
Gli italiani quindi vorrebbero tornare a vedere spettacoli dal vivo. Un terzo degli intervistati lo dichiara apertamente, mentre un altro terzo non è ancora convinto. Le condizioni alle quali lo farebbero sono ben precise: innanzitutto la garanzia di distanziamento fisico è richiesta da un terzo degli intervistati, così come la disponibilità di presidi di protezione individuali. Inoltre sono richieste le garanzie di sanificazione degli ambienti mentre, in misura molto minore, si accetterebbero separatori fisici in materiali plastici (5%). Il 27% dei rispondenti preferirebbe frequentare festival all’aperto. Inoltre, una discreta percentuale sostiene di voler tornare a frequentare musei e teatri, solo il 6% non è disposto a frequentare nessuno di questi luoghi. Questi dati non si discostano di molto rispetto a quanto risulta dalle indagini “Aspetti della vita quotidiana” dell’Istat, per le quali, ad es., 80% degli intervistati dichiara di non essere andato a teatro e quasi il 70% non è andato a musei o mostre negli ultimi 12 mesi. In ognuna delle regioni italiane sono proprio i festival all’aperto ad essere tra i luoghi preferiti. Tuttavia, non manca qualche eccezione: in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Campania, ad esempio, il primo posto è assegnato ai musei che invece si collocano al secondo posto in quasi tutte le altre regioni; il teatro è spesso al terzo posto di questa ideale classifica, tranne in Puglia e Veneto, dove è al secondo posto, superando anche i musei. Infine, sono solo tre le regioni in cui la modalità ‘nessuno di questi’ è scelta con percentuali più rilevanti (dal 12 al 25%), cioè Lazio, Abruzzo e Calabria. Se quindi si potranno garantire le misure di legge sul distanziamento e sulla sanificazione degli ambienti, anche se non ci saranno novità in materia di cure specifiche o di vaccinazioni efficaci, gli intervistati si dicono disponibili a tornare subito, o al massimo fra pochi mesi a frequentare uno dei luoghi in cui si può assistere ad uno spettacolo dal vivo. Sia il Piemonte che la Lombardia tornerebbero subito a frequentare luoghi dello spettacolo (rispettivamente il 53% e il 40%); al contrario nel Lazio il 42% ha risposto che tornerebbero solo dopo 1-3 mesi. Il senso di responsabilità, poi, si riscontra anche in altre risposte perché meno della metà degli intervistati dichiara che la scelta di assistere ad uno spettacolo dipende anche dalla possibilità di essere o meno distanziato dal proprio accompagnatore; mentre l’attesa, aumentata a causa della sicurezza sanitaria, dovrebbe rimanere contenuta in quanto non dovrebbe superare la mezz’ora per oltre la metà dei casi, al massimo un’ora per un terzo degli intervistati.
I frequentatori di spettacoli dal vivo sarebbero disposti a versare una quota liberale aggiuntiva rispetto al costo del biglietto nel 55% dei casi. La quota sarebbe modesta, ma tuttavia molto importante per il settore. Il 68% sarebbe favorevole alla deducibilità dei biglietti degli spettacoli, come spesa per il settore culturale. Infine, è ben il 70% la quota di chi gradirebbe forme innovative di spettacolo.
APP Immuni
Oltre la metà degli intervistati userebbe la famosa applicazione Immuni, alcuni condizionatamente al fatto che la usino tutti, e il 20% non è ancora deciso.
Per informazioni:
Loredana Cerbara
Cnr - Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali
via Palestro 32, Roma
loredana.cerbara@irpps.cnr.it
3396017319
Cnr-Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali
Maria G. Caruso mg.caruso@irpps.cnr.it
Loredana Cerbara loredana.cerbara@irpps.cnr.it
Antonio Tintori antonio.tintori@irpps.cnr.it
Studio Bottoni
Gaia Bottoni g.bottoni@studiobottoni.com
Ludovica Del Bono ludo.delbono@gmail.com
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