01/07/2016
Dal Museo delle Antichità Egizie di Torino le immagini preliminari ottenute da indagini svolte sui cofanetti in legno dipinti presenti nel corredo funebre della tomba di Kha – finora mai analizzati con tecniche scientifiche –forniscono nuove indicazioni sulle pratiche pittoriche utilizzate nell’antico Egizio, sulla presenza di diverse mani nella manifattura artistica degli oggetti e sul loro stato di conservazione
Per lo studio -svolto nell’ambito di un progetto multidisciplinare che coinvolge studiosi e ricercatori del Cnr Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) di Catania e Istituto per i processi chimico fisici (Ipcf) di Messina- del Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi, del Museo delle Antichità Egizie di Torino, della Soprintendenza Archeologia del Piemonte e delle Università degli Studi di Milano-Bicocca e Roma Tor Vergata - è stata per la prima volta applicata l’analisi non invasiva della fluorescenza a raggi X per scansioni macro (MA-XRF) messo a disposizione dal Cnr-Ibam in collaborazione con il Laboratorio Landis dell’INFN-LNS.
Il Cnr-Ibam è impegnato da più di dieci anni nello sviluppo di tecniche analitiche e digitali innovative ottenendo importanti risultati nella ricerca di frontiera applicata al più ampio filone della scienza della conservazione.
Lo scanner MA-XRF permette di ottenere le immagini ad alta risoluzione della distribuzione degli elementi chimici su superfici dipinte. Lo strumento è l’unico ad oggi a consentire la scansione di grandi superfici (105x70 cm) ad altissima velocità (fino a 200 mm/sec) e con una risoluzione spaziale fino a 30 micron (30 centesimi di millimetro). Tale metodologia fornisce l'immagine della distribuzione dei pigmenti sul supporto pittorico permettendo importanti approfondimenti riguardo le materie prime, la tecnica pittorica e lo stato di conservazione dei reperti oggetto di studio.
La tecnica della fluorescenza a raggi X, spesso utilizzata nella diagnostica non invasiva dei beni culturali e del materiale archeologico, impiega fasci di raggi X emessi da apparecchiature radiogene per indurre gli atomi ad emettere radiazione caratteristica detta fluorescenza X. La rivelazione di questa radiazione con opportuni sensori, consente di identificare in modo univoco gli elementi chimici che compongono un materiale fornendo importanti informazioni agli studiosi (archeologi, conservatori, curatori museali, etc.).
Di recente essa è stata implementata per effettuare in situ macro scansioni ad alta velocità di grandi superfici dipinte e con elevata risoluzione spaziale. L’aspetto più innovativo dell’analisi attraverso la fluorescenza X a scansione, è quello di fornire in tempo reale le immagini dei singoli pigmenti sul supporto pittorico. Il risultato è di semplice interpretazione e permette importanti approfondimenti sulla natura dei pigmenti, sulle tecniche pittoriche, sui restauri e sullo stato di conservazione delle opere. Le caratteristiche di questo tipo di indagini scientifiche non invasive utilizzate dal Landis distinguono la tecnica della fluorescenza X a scansione da altre tipologie di indagine convenzionali che limitano l’analisi ad un singolo punto dell’opera.
Le immagini preliminari ottenute dalle indagini svolte sui cofanetti in legno dipinti presenti nel corredo funebre della tomba di Kha - finora mai analizzati con tecniche scientifiche - hanno fornito nuove indicazioni sulle pratiche pittoriche utilizzate nell’antico Egizio, sulla presenza di diverse mani nella manifattura artistica degli oggetti e sul loro stato di conservazione.
La campagna di studio è stata condotta nel mese di giugno 2016 presso il Museo egizio di Torino nell'ambito di un più ampio progetto per la caratterizzazione dei manufatti appartenenti alla tomba di Kha, architetto del faraone durante la XVIII dinastia (1428-1351 a.C.). Nei prossimi mesi – come dichiara Paolo Romano, ricercatore del CNR-IBAM - proseguirà con approfondimenti su altre tipologie di materiali presenti nel corredo funebre.
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Paolo Romano
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