Comunicato stampa

In Sardegna: zona asismica colpita dal terremoto nel 1616

13/08/2009

L’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Consiglio nazionale delle ricerche (Isem–Cnr) ha rinvenuto documenti che confermano il terremoto avvenuto il 4 giugno 1616 nella parte sud - orientale della Sardegna, del quale finora si aveva notizia solo da una scarna iscrizione presente nella cattedrale di Cagliari. L’importanza storica dell’avvenimento è data dal fatto che, come riporta lo studio del Gruppo nazionale per la difesa dalle catastrofi idrogeologiche del Cnr, nel corso della storia nell’isola sono stati segnalati soltanto otto terremoti dei quali quello del 1616 è il più antico. La scoperta è frutto della ricerca di Daniele Vacca, dottore di ricerca in storia moderna e collaboratore dell’Isem–Cnr, che ha ritrovato presso l’Archivio di Stato di Cagliari nel Fondo ‘Reale amministrazione delle Torri’ alcuni documenti, datati tra l’agosto e il dicembre del 1616. “Tali documenti”, spiega  Daniele Vacca, “riguardavano una gara d’appalto indetta per il restauro di ben otto torri difensive, resosi necessario per le lesioni determinate da una scossa di terremoto avvenuta appunto nel giugno precedente”.

L’evento colpì il litorale di Villasimius, il golfo di Cagliari, le torri di Cala Pira, San Luigi, l’Isola di Serpentara, di Porto Giunco, l’Isola dei Cavoli, di Cala Caterina, di Capo Boi, di Cala Regina fino a Monte Fenugu.

“L’avvenimento venne vissuto con angoscia dalla popolazione dell’hinterland cagliaritano”, afferma Maria Grazia Mele dell’Isem–Cnr, “tanto che, come documentano gli atti ritrovati, il sacerdote del paese di Selargius aveva timore che le case potessero crollare da un momento all’altro. I dati in nostro possesso sono attualmente oggetto di ulteriori verifiche sia storiche sia multidisciplinari”, continua Maria Grazia Mele, “che focalizzano l’attenzione sulle fonti documentarie laiche ed ecclesiastiche”.

“L’entità dei danni subiti dalle torri costiere”, spiega Silvana Fais del Dipartimento di geoingegneria e tecnologie ambientali dell’università di Cagliari collaboratrice dell’Isem-Cnr, “porta ad ipotizzare, in mancanza di dati sismologici strumentali, un sisma di intensità pari al 6? o al 7? grado della scala Mercalli. Ma i dati andranno valutati in relazione alla conformazione geologica della zona, alla tecnica costruttiva delle torri e alla quantità e qualità dei materiali edili”.

“Per quanto concerne l’epicentro”, prosegue la geologa, “considerando l’area interessata dagli effetti del sisma e il contesto geologico e geodinamico della Sardegna meridionale, è possibile ipotizzare che fosse localizzato in mare, non distante dalla costa. Il sisma sarebbe quindi una conseguenza della dinamica del bacino del Tirreno meridionale; tale ipotesi andrà validata studiando l’assetto strutturale del Golfo di Cagliari”.

Lo studio delle torri, condotto dall’Isem–Cnr in collaborazione con il Consejo Superior de Investigaciones Científicas spagnolo ed altre università italiane e straniere, è finalizzato a conoscere come la monarchia spagnola in Età moderna difendesse le frontiere minacciate dalle incursioni da parte dell’Impero ottomano e allo studio della realtà di frontiera. 

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